Sicuramente tutti ricordate l’immagine impressa sulla vecchia banconota da mille lire: il volto di Maria Montessori. Dottoressa, pedagogista, educatrice, medico e scienziato.
Nata nel 1870, per il suo eclettismo e la capacità di eccellere in varie scienze, potrebbe essere definita il Leonardo del ‘900.
Maria Montessori nasce a Chiaravalle, in provincia di Ancona, il 31 agosto. A causa del lavoro del padre, i Montessori si spostano da Chiaravalle a Firenze e poi a Roma, dove Maria porta avanti i suoi studi. La giovane si iscrive alla Facoltà di Medicina dell’Università La Sapienza di Roma e diventa ed é una tra le prime donne in Italia a laurearsi in Medicina, nel 1896. Si specializzerà successivamente in pediatria all’Ospedale dei bambini di Roma.
Prima della laurea, le sue ricerche sono di tipo sperimentale in laboratorio e di osservazione nelle sale del manicomio dell’ospedale di Santa Maria della Pietà di Monte Mario. La tesi a carattere sperimentale che la conduce alla laurea è intitolata Contributo clinico allo studio delle allucinazioni a contenuto antagonistico. Grazie a questa, ottiene la nomina di assistente presso la clinica psichiatrica dell’Università di Roma, dove collabora con Giuseppe Ferruccio Montesano. Qui si dedica al recupero dei bambini con problemi psichici, i cosiddetti “anormali”.
In quegli anni si interessa al lavoro svolto da Itard e dal suo collaboratore, Edouard Seguin, riguardo alla possibilità di inserimento nella comunità di questi bambini attraverso un adeguato percorso di educazione. La Montessori apprende questi metodi sperimentali di rieducazione e li rielabora costruendo dei materiali formativi.
A differenza dei suoi colleghi, la dottoressa ritiene che il problema dei bambini nevrastenici sia una questione prevalentemente pedagogica, e non medica, e nel 1898 presenta a Torino, al congresso pedagogico, gli straordinari risultati delle sue prime ricerche con i bambini anormali. Grazie al successo ottenuto, Guido Bacelli – Ministro dell’Istruzione e suo maestro – le affida l’incarico di tenere un ciclo di conferenze sull’educazione dei bambini nevrastenici. Tale attività, rivolta alle maestre di Roma, si trasforma poi nella Scuola Magistrale Ortofrenica, da lei stessa diretta per più di due anni.
Con lo spostamento dei suoi interessi verso l’educazione, la Montessori scopre di avere una missione da compiere, ma ritiene che le manchino delle solide basi culturali per continuare verso il proprio obiettivo. Decide così di riprendere gli studi, laureandosi in Filosofia, per approfondire le proprie conoscenze in pedagogia.
Negli stessi anni si impegna a favore dell‘emancipazione femminile partecipando al Congresso Femminile di Berlino del 1896, in veste di rappresentante dell’Italia, e al Congresso Femminile di Londra del 1899.
Nel 1904 consegue la libera docenza in Antropologia e ha l’opportunità di occuparsi dell’organizzazione educativa degli asili infantili. Nel 1907, nel poverissimo quartiere di San Lorenzo a Roma, le viene offerta l’opportunità di aprire la prima Casa dei Bambini dai 3 ai 6 anni. Qui applica la nuova concezione di scuola dell’infanzia attraverso l’applicazione del metodo della pedagogia scientifica, descritto nel volume da lei pubblicato nel 1909 e accolto in tutto il mondo con grande entusiasmo. La scuola romana viene vista come un miracolo: un luogo dove bambini operosi e felici imparano senza bisogno di premi o castighi, dove manifestano la spontanea disciplina e la libera vita sociale, dove imparano da soli a leggere e scrivere fin dalla tenera età. Nel 1924 nascono la Scuola Magistrale Montessori e l’Opera Nazionale Montessori.
La dottoressa italiana diventa famosa in tutto il mondo per le sue ricerche e le sue conquiste, le sue conferenze vengono seguite con entusiasmo da studiosi, genitori e docenti e le sue scuole si diffondono velocemente in tutti i continenti.
Nei primi anni del regime fascista nessuno le impedisce di aprire nuove scuole o tenere conferenze, ma nel 1924 Mussolini mostra le sue vere intenzioni e il volto della dittatura. Terminati i corsi internazionali di Roma del 1931 e le conferenze all’estero, tra cui quella di Ginevra sulla pace che ha risonanza internazionale, l’inconciliabilità ideologica tra Mussolini e la Montessori diventa lampante, tanto che 1934 arriva l’ordine di chiusura di tutte le scuole Montessori in Italia e nello stesso anno anche Hitler ne ordina la chiusura in Germania e Austria.
Nel 1933, quando esce il libro La pace e l’educazione, la Montessori è ormai stata emarginata dalla cultura fascista.
L’anno successivo abbandona l’Italia con il figlio Mario, nato da una relazione clandestina con il collega Montesano, e si trasferisce ad Amsterdam.
Quando scoppia la Seconda guerra mondiale, si trova in India per tenere un corso. Qui rimane, prigioniera degli inglesi, che le permettono tuttavia di continuare la sua opera pedagogica.
Finita la guerra rientra in Europa e nel 1947 torna in Italia dove viene ricevuta con tutti gli onori in Parlamento.
Maria Montessori muore il 6 maggio 1952 a Noordwijk, in Olanda.
Sulla sua tomba si legge, in Italiano:
“Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo”.
Tratto da “Come liberare il potenziale del vostro bambino – Manuale pratico di attività ispirate al metodo Montessori per i primi tre anni” di Daniela Valente
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