Il momento del sonno, per tutti, è un momento delicato e particolare, e lo è ancora di più per i bambini. Per loro, infatti, significa doversi allontanare e separare dalla mamma, dal gioco, da ciò che stanno facendo, per entrare in una dimensione a loro ancora poco nota e poco rassicurante. E’ per questo che, piuttosto che costringerli a dormire o fargli vivere il sonno come un momento punitivo, i bambini vanno accompagnati nel momento dell’addormentamento, che varia molto in base all’età del bambino.
Nei primi mesi di vita del bambino è fondamentale la figura materna, poiché da essa egli riceve amore e calore, si sente rassicurato, sente il suo mondo che fino a quel momento si è svolto all’interno del grembo materno e quindi riconosce il battito cardiaco della mamma, che lo calma, così come la voce e il respiro. Molte mamme, purtroppo, pensano che abituare il loro bambino ad un distacco precoce da loro, lo aiuterà ad essere più autonomo nella fase del sonno o, addirittura, che così non prenda il “vizio” di stare tra le braccia della mamma per addormentarsi. Nella psicanalisi infantile e nelle varie teorie pedagogiche oramai sappiamo bene che i vizi sono ben altri, e il desiderare le braccia della mamma per addormentarsi è un bisogno fisiologico e naturale, soprattutto nei primi mesi di vita e garantisce un sonno sicuro e sereno nel bambino che, al contrario, si sentirebbe abbandonato, non protetto e immerso in un mondo che ancora non conosce in suoni, rumori e odori che ancora non ha individuato.
I primi mesi il bambino dorme molte ore, si sveglia solitamente per mangiare e dopo massimo un paio d’ore si riaddormenta, alternando il sonno alle poppate fin quando piano piano e seguendo i suoi naturali ritmi, si autoregolerà e si allungheranno le poppate e quindi starà via via sempre più sveglio e reattivo. Indipendentemente da quelli che sono i più svariati motivi che portano un bambino a risvegliarsi durante il sonno ( il dolore dei dentini, qualche incubo, il reflusso, la fame o qualche fastidio), andiamo a vedere quali modalità potrebbero aiutarci a proporre il sonno al nostro bambino via via che diventa grande e che, quindi, vive in maniera diversa questo momento.
Creare una routine serale è una buona strategia per far comprendere al bambino che si avvicina il momento della nanna. Ad esempio sempre intorno allo stesso orario, si inizia a dire al bambino che è ora della nanna, verbalizzando questo momento e cosa si starà per fare, senza prenderlo in inganno o costringerlo a venire a letto. Si può ad esempio decidere di lavare i dentini insieme, portando in braccio il bambino in bagno, dandogli il suo spazzolino e fargli così associare anche il momento della pulizia dei denti al momento serale in cui ci si prepara per la notte. Si comunica che la sera per dormire si mette il pigiama e sul fasciatoio sempre con un tono di voce calmo si racconta cosa si sta facendo.
Scegliete un libro da sfogliare insieme la sera, prima di dormire, che sia sempre lo stesso e sia posto in un luogo diverso dagli altri, così da fare in modo che il bambino lo associ al momento della nanna e lo riconosca nella sua ritualità serale.
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